Nel buio della notte una stella mi guarda.
Io la vedo, ma è lei che mi guarda con aria seducente e provocante. In un attimo un raggio della mia coscienza, della mia immaginazione o della mia anima, vola, arriva e atterra su quella stella. Poi torna ma non mi racconta nulla. E riparte un’altra volta e ritorna ma conserva il suo mistero. Ma cosa vuole da me quella stella? Quella stella è sola e vuole parlare con qualcuno per raccontare la sua storia. Dice che è una stella pianeta e brilla solo perché riflette la luce della sua stella madre (la sua stella sole). Una notte, o meglio quello che per me era notte e per lei sempre giorno, mentre ero disteso sulla sua superficie pietrosa e polverosa, la stella mi ha raccontato la sua evoluzione.
Non si ricordava come e quando fosse nata, ma si ricordava quando aveva cominciato a ricoprirsi di vegetazione, prati e piante che sarebbero stati i suoi vestiti. Si guardò e si vide anche percorsa da strade di acqua che ha capito essere necessarie al mantenimento, rigenerazione, pulizia e crescita dei suoi vestiti. Le chiesi quanti anni avesse.
A questa domanda si mostrò sorpresa e confusa non conoscendo la dimensione tempo espressa dalla parola “anni” o “secoli”. Continuò il racconto parlando di animaletti che avevano iniziato a muoversi fra le trame dei suoi vestiti, cominciarono poi a emettere rumori e tra quei prati intrecciarono legni di alberi creando delle strutture, capanne, così le chiamarono, in cui si rifugiavano. Poi le cambiarono nome, le nominarono case, e il rumore cresceva sempre più e queste case sempre di più e le corse degli animaletti tra gruppi di case vicine e lontane erano sempre più costanti da diventare fastidiosi poi quasi insopportabili.
E così ha proseguito: “I miei vestiti continuavano sempre più a logorarsi. Pur chiedendo a questi animaletti di non essere così invadenti loro continuavano ad accrescere la loro ingombrante intromissione e a nulla serviva, quando ero veramente infastidita, di cercare di farglielo capire scrollandomi un po’, facendo anche crollare alcune case, ma niente, non capivano di essere miei ospiti e di dover prestarmi rispetto. Io ero sempre più nuda per via dello spazio che pretendevano occupare questi animaletti che oltre a logorare e consumare parte del mio vestito lo usavano anche per fare dei fuochi il cui fumo prodotto provocava delle polveri che si depositavano su di loro e sulle loro case sporcando inoltre il resto del mio abito.
Polvere su polvere e ancora polvere, si sono ricoperte le case, le strade d’acqua, e il mio vestito, già logoro, si stava sbriciolando. Sino a quando mi sono veramente arrabbiata e ho chiesto prima consiglio, poi aiuto alla mia stella madre.
Lei, come tutte le madri, è stata pronta a intervenire in mio soccorso. Mi ha detto di non preoccuparmi se per qualche tempo avrebbe fatto in modo che i suoi caldi e luminosi raggi si fermassero sopra quei fumi tanto da cancellare tutto quanto, poi avrebbe ripreso a riscaldarmi dandomi un nuovo vestito. Quindi sono diventata quello che mi vedi ora. Ora sono nuda dopo che tutto il bello che avevo preso alla nascita è sparito. Devo dire che quel periodo di vita per un po’ è stato anche divertente e vario e un pochino mi manca, e tu, in un certo senso me lo ricordi, è per questo che ti faccio l’occhiolino per invitarti a venirmi a trovare in attesa che mia mamma mi dia il nuovo abito che mi ha promesso”.
Suggestivo e interessante il racconto della stella. Ero pago e contento, ma sapevo che dovevo congedarmi perché da noi la luce fra poco avrebbe cominciato a manifestarsi e si sarebbe spenta la voce dell’amica stella. Mi alzai, la salutai con un sorriso, augurandomi di poterla ancora incontrare.
Quando sono tornato in me, uomo, ho però incontrato di nuovo la noiosa concretezza umana. Ho sorriso e ero compiaciuto dell’esperienza sull’amica stella tanto da sperare in altri inviti e magari quando avesse avuto un “nuovo vestito”, tanto nello spazio il tempo non ha dimensioni, così da poter gustare un’altra favola in un altro racconto con un finale più affascinante. Poi sono stato avvinghiato da altre riflessioni ben più scettiche e forse anche scoraggianti o pessimistiche quali quelle che la narrazione non fosse altro che la rivelazione di come funziona nell’universo la ciclica vita dei satelliti e quindi anche della terra.
Però ogni tanto guardo il blu del cielo di notte e cerco lassù una stella che so che c’è e che mi sta aspettando.
Ma perché non si può rimanere sempre nel sogno?
Tratto da “L’illusione del racconto” – Trarari Tipi – sett. 2022
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